Fitness e Cancro: inversione di rotta

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Secondo l’OMS tra le patologie più diffuse al mondo troviamo il cancro: “la prima o la seconda causa di morte prima dei 70 anni in 91 paesi su 172” (1). Ad oggi siamo a conoscenza dell’effetto preventivo dell’attività fisica (fitness o detta anche sport per la salute) per numerose patologie. Questa consente di promuovere benessere e salute in soggetti sani, nelle varie fasi della vita e se dosata attentamente, può essere efficace per contrastare alcune patologie, limitando i sintomi che incidono negativamente sulla qualità di vita. Perciò l’APA (Adapted Physical Activity, “Attività Fisica Adattata”) può giocare un importante ruolo anche per la salute dei pazienti con cancro.

Mappa Globale della classificazione del cancro come causa di morte sotto i 70 anni nelle singole nazioni (2015)

L’effetto preventivo dell’attività fisica sulle patologie oncologiche è incontrovertibile, come possiamo notare dal lavoro di Moore et al. del 2016 (2) che dimostra come l’attività svolta nel tempo libero possa contribuire alla prevenzione di 13 tipologie di cancro su 26 (7 delle quali con una riduzione del rischio di oltre il 20%). Inoltre, è noto che i pazienti oncologici spesso cadono in un circolo vizioso che si può instaurare tra due fattori: sedentarietà e decondizionamento. Il primo può essere una condizione pregressa che si aggrava dopo la diagnosi a causa del decondizionamento indotto dalla terapia, che a sua volta indurrà un aumento della sedentarietà e così via.
Questi pazienti sono spesso affetti da sintomi debilitanti, causati dalla malattia stessa, o dalle terapie a cui sono sottoposti. Tali sintomi ledono le capacità fisiche, riducendo la tolleranza dello sforzo fisico, anche durante l’esecuzione di attività quotidiane, compromettendo la qualità di vita. Il primo di questi sintomi è la fatica (“fatica correlata al cancro”, Cancer related Fatigue - CRF) che può presentarsi prima, durante o dopo la terapia. Questa non è semplice stanchezza ma una condizione di spossatezza generale, che rende impossibile l’esecuzione di gesti quotidiani (instaurando il circolo vizioso menzionato sopra). Qui si presenta la possibilità di invertire la rotta tramite la somministrazione di protocolli di APA, che possano limitare il deterioramento della fitness cardiorespiratoria e della forza del paziente. 
Quando non va contro il parere medico, l’APA (svolta all'interno di strutture predisposte al fine) per questi pazienti è utile in tutte le fasi della malattia e non solo perché riduce fatica, ma anche gli altri effetti collaterali delle terapie. Difatti, proporre protocolli APA, nel periodo che intercorre tra la diagnosi e l’operazione chirurgica, consente di ridurre la durata del ricovero postoperatorio e le complicanze respiratorie (3). 
La somministrazione di attività fisica durante le terapie oncologiche (come radioterapia e chemioterapia) consente, come dimostrato allo studio di Cormie et al. del 2017 (4), di ridurre la mortalità del cancro del 28-44%, le ricadute del 21-35% e la mortalità rispetto alle altre possibili cause di morte (come le patologie cardiovascolari) del 25-48%. Questo avviene probabilmente grazie a dei meccanismi biologici che consentono al paziente di tollerare maggiori dosi della terapia, riducendo gli effetti collaterali e aumentando l’aderenza alle terapie stesse. 
Possiamo perciò concludere affermando che i protocolli APA per questi pazienti in terapia consentono di impedire o quantomeno limitare il deterioramento della fitness fisica e della qualità di vita, mentre, per i pazienti sopravvissuti, consente un ripristino ed una guarigione più rapida, riducendo il rischio di ricadute e complicanze. È importante che queste categorie di pazienti siano seguite da personale esperto di attività fisica adattata, che conosca le peculiarità di queste patologie, per programmare al meglio le sedute. Per far ciò è importante (come per gli individui sani) svolgere un’attenta anamnesi prima di cominciare l’attività, valutare il paziente con semplici test fisici e programmare di conseguenza (utilizzando sistemi che valutino lo sforzo percepito, come la scala di Borg, piuttosto che i valori della frequenza cardiaca, che invece potrebbero essere influenzati dalle terapie in corso). Concordare il protocollo di allenamento con il paziente, per esaltarne i benefici su motivazione ed umore, è inoltre utile poiché consente di fissare semplici obiettivi. Ed infine attenersi alle linee guida più aggiornate come quelle dell’American College of Sports Medicine (5).

Per promuovere l’attività fisica per questi pazienti e per formare personale specializzato ed invertire la rotta verso la sedentarietà non mancano le iniziative. Una di queste è il progetto europeo Outdoor Against Cancer (OaC: my goal – move yourself, go out and live) che si concretizza in vari eventi di formazione e di promozione dell’attività fisica all’aria aperta, per pazienti oncologici, in tutto il continente. Promuovere l’attività fisica all’aria aperta ed in gruppo, per tutti ed in particolar modo per i pazienti oncologici, consente di ridurre i livelli di sforzo percepito, lo stress e la fatica mentale migliorando autostima e salute percepita (6), rinnovando un legame con la natura che, oggi più che mai, è una necessità che non va dimenticata.


Articolo a cura di:
Dott. Salvatore FICARRA
Laureato in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate (LM-67)
Università degli Studi di Palermo











Bibliografia

1. Bray, Freddie, et al. "Global cancer statistics 2018: GLOBOCAN estimates of incidence and mortality worldwide for 36 cancers in 185 countries." CA: a cancer journal for clinicians 68.6 (2018): 394-424. 
2. Moore, Steven C., et al. "Association of leisure-time physical activity with risk of 26 types of cancer in 1.44 million adults." JAMA internal medicine 176.6 (2016): 816-825. 
3. Piraux, Elise, Gilles Caty, and Gregory Reychler. "Effects of preoperative combined aerobic and resistance exercise training in cancer patients undergoing tumour resection surgery: A systematic review of randomised trials." Surgical oncology 27.3 (2018): 584-594. 
4. Cormie, Prue, et al. "The impact of exercise on cancer mortality, recurrence, and treatment-related adverse effects." Epidemiologic reviews 39.1 (2017): 71-92. 
6. Gladwell, Valerie F., et al. "The great outdoors: how a green exercise environment can benefit all." Extreme physiology & medicine 2.1 (2013): 1-7.