Nonostante la ricerca scientifica abbia dimostrato i benefici fisiologici e psicologici della pesistica sulle donne, nell’immaginario comune la donna che frequenta la sala pesi è destinata ad apparire “mascolina” (Ebben & Jensen, 1998; Salvatore & Maracek, 2010). Molte volte abbiamo sentito commenti del tipo “una donna con i muscoli sembra un maschio”, o “i pesi sono roba da uomini”, come se l’ipertrofia muscolare fosse appannaggio del genere maschile. Per capire come mai la percezione sociale sia orientata verso questo pensiero, dobbiamo partire dal concetto di genere e stereotipo di genere.
Il genere sessuale è un costrutto sociale, quindi non è insito nel nostro DNA, e ci viene attribuito quando nasciamo, in corrispondenza del sesso di appartenenza. Fin da quando siamo nati, riceviamo un’educazione che rispecchia la nostra identità di genere e che ci indica, tra le altre cose, cosa possiamo fare e cosa non possiamo fare, cosa si addice di più e cosa no. Le aspettative che ne derivano sono condivise a livello collettivo, cioè tutti possiedono le medesime aspettative riguardo la stessa situazione (ad es., le donne devono essere sempre gentili, premurose e disponibili), creando quello che in psicologia sociale viene denominato “stereotipo”. Lo stereotipo è una credenza ipersemplificata riguardo un gruppo sociale, che orienta le nostre scelte ed i nostri giudizi, presenti e futuri.
Ma proviamo ad applicare questo concetto alla sala pesi.
Il corpo femminile viene storicamente raffigurato come aggraziato e fragile (pensiamo all’arte ed alla letteratura) e lo stereotipo che deriva da questa credenza è che le donne siano fragili, deboli. Al contrario, gli uomini vengono raffigurati come forti e vigorosi, e ci si aspetta che dimostrino la loro forza in ogni circostanza. Inoltre, prendendo come riferimento la moda (che detta gli standard di un corpo “glamour”), si apprende che le donne debbano essere magre e gli uomini muscolosi. In palestra, dunque, seguendo questo standard, l’obiettivo per le donne sarà quello di perdere peso, mentre per gli uomini sarà l’ipertrofia muscolare. È innegabile, comunque, che il corpo di un uomo sia fisiologicamente più predisposto alla forza rispetto a quello di una donna, ma questo non implica necessariamente che le donne non siano in grado di sollevare pesi o che siano deboli. Dunque, possiamo dire che il problema sorge quando si utilizza questa spiegazione in senso assoluto, allo scopo di escludere le donne da alcune attività, come il sollevamento pesi. Nella letteratura scientifica vi sono pochi articoli che esaminano le credenze relative alla sala pesi, mentre l’attenzione è rivolta sugli effetti dello stereotipo della donna debole a livello sportivo. Uno di questi è rappresentato dalla cosiddetta “minaccia indotta dallo stereotipo” (Steele, 1997; Steele & Aronson, 1995). Questo fenomeno si osserva quando persone appartenenti ad un gruppo stereotipato si trovano a compiere l’azione oggetto dello stereotipo e, allo stesso tempo, viene ricordato loro di appartenere a quel gruppo sociale.
In pratica, se alle donne si ricorda di essere donne prima di eseguire un dribbling con il pallone, queste diventeranno più lente e tenderanno a commettere un maggior numero di errori rispetto alle donne a cui non è stata resa saliente l’appartenenza di gruppo (Chalabaev, Sarrazin, Stone, and Cury, 2008). Questo effetto si verifica in maniera più evidente per gli sport ritenuti più mascolini (calcio, basket, golf) (Gentile, Boca & Giammusso, 2018).
Ricapitolando, la nostra educazione di genere, insieme agli stereotipi tramandati dalla letteratura e dall’arte, e quelli contenuti nei mass media, consolidano la credenza che le donne non siano adatte per la sala pesi. Quindi, è necessario che in palestra gli istruttori siano consapevoli di questi falsi miti e che siano pronti a sfatarli, in favore di una metodologia di allenamento più inclusiva e meno attaccata ai luoghi comuni.
A cura di:
Dottoranda presso l'Università degli Studi di Palermo
Dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche, dell'Esercizio Fisico e della Formazione.
Bibliografia
- Ebben, W. P., & Jensen, R. L. (1998). Strength training for women: Debunking myths that block opportunity. The Physician and sportsmedicine, 26(5), 86-97.
- Salvatore, J., & Marecek, J. (2010). Gender in the gym: Evaluation concerns as barriers to women’s weight lifting. Sex Roles, 63(7-8), 556-567.
- Steele, C. M. (1998). Stereotyping and its threat are real.
- Steele, C. M., & Aronson, J. (1995). Stereotype threat and the intellectual test performance of African Americans. Journal of personality and social psychology, 69(5), 797.
- Chalabaev, A., Sarrazin, P., Stone, J., & Cury, F. (2008). Do achievement goals mediate stereotype threat?: An investigation on females’ soccer performance. Journal of Sport and Exercise Psychology, 30(2), 143-158.
- Gentile, A., Boca, S., & Giammusso, I. (2018). ‘You play like a Woman!’Effects of gender stereotype threat on Women's performance in physical and sport activities: A meta-analysis. Psychology of Sport and Exercise, 39, 95-103.