Baropodometria e stabilometria: facciamo chiarezza!

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Per un Esperto in Posturologia, la valutazione posturale è l’elemento cardine per comprendere
quale sia la disfunzione posturale di un soggetto, quale recettore stia interferendo negativamente sul Sistema Tonico Posturale e quindi permette di pianificare il tipo di lavoro su un determinato soggetto rispetto ad un altro. La valutazione posturale comprende: la valutazione osservazionale, in cui il soggetto posto sulla verticale di Barret viene analizzato visivamente dall’operatore sui tre piani dello spazio per analizzare eventuali asimmetrie posturali o parametri non fisiologici, si procede con la somministrazione dei test posturali per comprendere quale sia il recettore in disfunzione, ed infine, un valido supporto oggettivo è dato dalla valutazione strumentale. La valutazione posturale strumentale è di fondamentale importanza per un Posturologo, ma anche per l’utente, in quanto, fornendo valori numerici, risulta essere un test oggettivo e ripetibile.
Poiché la valutazione strumentale è un campo così infinitamente ampio da essere considerata una scienza a sé stante, il presente articolo non vuole essere esaustivo in materia perché non basterebbero poche righe per farlo, inoltre il sottoscritto non avrebbe la presunzione di farlo, per questo è opportuno rimandare ai testi presenti in letteratura per un accurato studio. Tale articolo vuole solo chiarire le sostanziali, basilari ma fondamentali differenze tra queste due valutazioni strumentali perché troppo spesso si fa confusione...

Ma la valutazione strumentale in cosa consiste?


Anche se il progresso scientifico e tecnologico ha portato (e continua a farlo) all’esigenza di creare nuovi dispositivi e strumentazioni, come l’accelerometro in grado di valutare le ampiezze articolari, o come il treadmill, un tapis roulant dotato di sensori che permette di analizzare la corsa, ecc., per un’analisi posturale la valutazione strumentale consta di due fondamentali valutazioni: la Baropodometria e la Stabilometria. 
Entrambi i test vengono effettuati per mezzo di una pedana (che può essere dotata di sensori capacitativi o resistivi) alla quale è associato un software che si interfaccia con l’hardware.

Baropodometria e Stabilometria: cosa valutano?

La baropodometria da “baro-“ ovvero “pressione”, “podo-“ cioè “piede” e “metria-“ vale a dire “misura”, misura il carico pressorio dei piedi sul suolo. 

La stabilometria da “stabilo-“ che indica “stabilità” e “metria-“ come su detto “misura”, testa la stabilità, ovvero valuta l’equilibrio di un soggetto nello spazio.

Baropodometria e Stabilometria: analizziamole meglio...
Baropodometria statica 
La baropodometria si distingue in statica e dinamica. La baropodometria statica è una valutazione che viene effettuata in pedana in posizione ortostatica ed è in grado di acquisire in 5 secondi le zone di pressione podaliche e le caratteristiche in termini percentuali di carico tra il piede destro ed il piede sinistro, che fisiologicamente dovrebbero essere ripartite in 50% a dx e 50% a sx, ed ancora le percentuali di carico tra avampiede e retropiede (di ogni singolo piede), i cui valori normalmente dovrebbero essere distribuiti per il 60% sul retropiede e per il 40% sull’avampiede. Inoltre, un altro importante dato acquisito dalla pedana, strettamente correlato al carico pressorio, è la superficie d’appoggio del piede riferita in cm2.
La baropodometria dinamica, costituita da una pedana di lunghezza maggiore, permette di acquisire i valori pressori podalici durante la deambulazione, ma soprattutto permette di studiare l’analisi del passo, o gait analysis.

Baropodometria dinamica 
Statokinesiogramma stabilometrico 
La stabilometria, invece, test completamente differente, è una valutazione che si effettua in posizione ortostatica sulla pedana per 51,2 secondi (anche se recenti ricerche scientifiche hanno validato il test in un tempo di 30 secondi) e permette di valutare le oscillazioni del soggetto in due dimensioni dello spazio: lungo il virtuale asse y per le oscillazioni antero-posteriori e lungo l’asse x per le oscillazioni latero-laterali. Anche in questa valutazione tantissime sono le informazioni che il software ci riporta ma, tra tutti gli importanti valori da tenere in considerazione, hanno una notevole importanza la lunghezza del gomitolo e la superficie dell’ellisse. 

Stabilogramma stabilometrico 
Ma cosa sono? Immaginiamo che dal baricentro corporeo si diparta verso il basso un filo che termina con una mina e tocchi il suolo in un punto e che questa, durante le oscillazioni, tracci a terra un gomitolo. Continuando a viaggiare con la fantasia, immaginiamo alla fine del test di poter dipanare il gomitolo disegnato, di poter porre il filo su una dimensione e misurarne in millimetri quanto questo è lungo da un estremo all’altro: ecco, questa è la lunghezza del gomitolo!
La superficie dell’ellisse è l’area dell’ellisse che circoscrive il gomitolo tracciato. Viene misurata in cm2 e racchiude al suo interno il 95% della lunghezza totale del gomitolo, il 5% del tracciato che si trova all’esterno dell’ellisse rappresenta quelle che sono definite “vie di fuga” ovvero picchi oscillatori che si discostano in termini di ampiezza e di frequenza dal valore medio.
Per concludere, come su detto, queste poche righe avevano il solo scopo di meglio definire la differenza e l’importanza di queste due valutazioni strumentali e dare il giusto nome alle cose perché, chi ama questa meravigliosa scienza, che è la Posturologia, ogni volta che sente parlare di baropodometria intendendone la stabilometria, beh... sente aumentare le frequenze e le ampiezze di oscillazione del proprio cuore.




A cura del Dott. Valerio Giustino









Bibliografia: 
  • B. Bricot, La riprogrammazione posturale globale, Statipro 1996. 
  • P.M. Gagey, B.G. Weber, Posturologia. Regolazione e perturbazioni della stazione eretta, Marrapese Editore 2001. 
  • R. Schiffer, Stabilometria clinica. Equilibrio e postura: misura e valutazione, Edi-Ermes 2015. 
  • M. Rossato, P. Bourgeois, M. Ouaknine, Stabilometry Standard Guidelines 2011-2013 during Clinical Practice, Marrapese Editore 2013. 
Sitografia: