L’ELASTICITÀ MUSCOLARE

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Esiste una certa confusione riguardo i termini che ruotano attorno al movimento; è bene chiarire che la flessibilità è un concetto che si riferisce alle articolazioni, mentre l’elasticità è propria dei muscoli. Essa è la capacità peculiare della fibra muscolare di riassumere la forma di riposo dopo che su di essa abbia terminato di agire una forza deformante. Infatti la natura in parte elastica delle fibre muscolari si manifesta nel corso delle contrazioni eccentrico-concentriche. Nel 1938 Hill, sulla base dei risultati dei suoi esperimenti, presentò un modello meccanico per spiegare il fenomeno dell'elasticità muscolare proponendo la suddivisione del muscolo in due entità funzionali distinte: il motore, ovvero l'insieme della materia contrattile costituita dai sarcomeri, e la struttura "portante" non contrattile, rappresentata dal connettivo muscolare. La struttura "portante" a sua volta veniva distinta in componenti elastiche in serie (SEC), composta principalmente dal tessuto tendineo, ed in elementi elastici in parallelo (PEC) come epimisio e fasci in genere.

Questi elementi si attivano in percentuali differenti nei diversi stati del muscolo:

- Nel muscolo in stato di riposo la materia contrattile è rilasciata e né i SEC, né i PEC sono sottoposti a tensione.

- In una contrazione isometrica in cui gli estremi del muscolo sono fissi e la materia contrattile è attiva: solamente gli EES sono posti tensione.

- In una contrazione eccentrica una forza esterna allontana gli estremi muscolari, ed una interna (generata dalla materia contrattile che tuttavia si "allunga") si oppone alla precedente.

Anche in questo caso vengono principalmente messi in tensione gli EES, ma con una intensità superiore rispetto alla condizione isometrica, mentre la tensione a carico degli EEP è trascurabile.
Infine, solo nel caso di allungamento muscolare oltre la lunghezza di riposo (o nel caso di retrazioni muscolari) si assiste al tensionamento degli EEP, mentre gli EES non vengono sollecitati, poiché la materia contrattile rilasciata non oppone praticamente alcuna resistenza allo stiramento. Da queste osservazioni si evince che i SEC vengono messi sempre in tensione durante il lavoro muscolare e giocano pertanto un ruolo fondamentale nel fenomeno di elasticità muscolare, al contrario dei PEC che invece vengono attivati solo nell’allungamento passivo del muscolo. In definitiva, possiamo affermare che sono tre i fattori in grado di influenzare la capacità di utilizzare l’energia elastica accumulata: tempo, ampiezza e velocità dello stiramento. D’altra parte se lo stiramento è eccessivo, possiamo avere una diminuzione di tale energia per la mancata formazione di adeguati ponti actomiosinici.
Molti autori hanno provato a rispondere al quesito se sia possibile allenare questa capacità del muscolo di restituire energia dopo uno stiramento.
Se le tecniche di stretching sembrano essere le più appropriate per tale scopo, qualche autore ha risposto che anche l’ipertrofia muscolare, per aumento del tessuto connettivo, dovrebbe incrementare questa proprietà per un aumento della possibilità di immagazzinare energia elastica. Inoltre, secondo pratiche evidenze, l’esercizio fisico mirato (allenamento eccentrico-concentrico) migliora notevolmente i fattori tempo, ampiezza e velocità del prestiramento, nel corso di gesti e atti motori, nella cui sequenza dinamica sono previste fasi eccentriche e concentriche di contrazione della muscolatura impegnata.










A cura di Emanuele Gariffo
Studente Laureando in Scienze Motorie


Fonti


· Allenamento sportivo, P. Bellotti & E. Matteucci;
· Fisioonline.it;
P. Benaglia.